Ricercatori con sede negli Stati Uniti hanno creato macchine viventi a partire da cellule coltivate da rane artiglio africane.
Le macchine sono lunghe meno di 1 mm e possono essere programmate.
Quando sono danneggiati, i robot possono guarire da soli, e quando i loro compiti sono terminati, possono morire e decomporsi.
Queste caratteristiche li rendono ideali per compiti come la pulizia dell’inquinamento microplastico negli oceani, la localizzazione e la digestione di materiali tossici, la somministrazione di farmaci nel corpo o la rimozione della placca dalle pareti delle arterie.
I robot sono progettati da un algoritmo evolutivo che funziona su un supercomputer. Esso esegue test in ambienti virtuali per vedere quali sono i progetti migliori, e poi dopo circa 100 generazioni, viene scelto un progetto da costruire in laboratorio. Hanno vasi sanguigni, sistemi nervosi e cellule sensoriali.